(Tratto con modifiche dal volume “Semeiotica Biofisica. Microangiologia Clinica”, Stagnaro-Neri Marina e Stagnaro Sergio, in avanzata preparazione)

Premessa.

Nel campo medico, vasto ed affascinante,  reso possibile dalla Semeiotica Biofisica, ancora ben lontana dall’avere raggiunto i limiti del suo dominio, la Microangiologia Clinica svolge un ruolo di primo piano, dal punto di vista sia teorico che operativo, per gli eccellenti risultati conseguiti al letto del malato, in modo originale ed elegante.

Dopo oltre quarantacinque anni di ricerca e di pratica applicazione di questa semeiotica medica, siamo sempre più convinti che una teoria deve possedere valenze multiple di efficacia e di bellezza per pretendere di raggiungere la verità scientifica.

Fino ad oggi, all’inizio del terzo millennio, lo studio della microangiologia era riservato a pochi addetti ai lavori, ma, con l’aiuto della Semeiotica Biofisica, sicuramente diventerà patrimonio culturale di ogni medico dotato di apertura mentale, che al letto del malato raccoglierà rapidamente numerosi, originali ed attendibili dati, ottenendo eccellenti risultati con positiva ripercussione sulla diagnosi, sulla diagnosi-differenziale, sulla ricerca clinica e sul monitoraggio terapeutico.

La Microangiologia Clinica rappresenta lo studio clinico del caos deterministico della vasomotility (sfigmicità delle piccole arterie ed arteriole, secondo Hammersen ) e, quindi, della vasomotion (motilità secondaria dei capillari e delle venule post-capillari ) di tutti i sistemi biologici.

Questa nuova disciplina della Medicina è, infatti, fondata esclusivamente sulla valutazione “clinica” (impiego di un fonendoscopio e valutazione dei riflessi ureterali: V. Pagina Tecnica N° 5) dei movimenti autonomi ed autoctoni di tutte le singole strutture delle unità microvascolotessutali, tra cui le anastomosi arteriolo-venulari (AVA), funzionalmente intese, di qualsiasi organo, ghiandola e tessuto.

In condizioni fisiologiche di base, l’attività motoria del sistema microvascolotessutale presenta il più alto grado di caos deterministico, cioè la più intensa dimensione frattalica o dimensionalità, che ne rappresenta la misura.

Il calcolo di questo parametro, essenziale nella Microangilogia Clinica, può essere eseguito, in modo estremamente facile e pratico, mediante la valutazione del tempo di scomparsa del riflesso ciecale e/o gastrico aspecifico: in un modo elegante e raffinato si quantifica in sec. il valore del tempo di latenza (tl) differenziale del riflesso ciecale e/o gastrico aspecifico, corrispondente alla durata della sua scomparsa, come in seguito diremo nei detagli.

Quando un sistema biologico, a causa di malattie di differente natura, lentamente evolve verso una condizione patologica, funzionale e/o strutturale - anche se funzione e struttura si devono considerare come i due poli di una stessa equazione, come afferma Leuckar - compaiono caratteristiche modificazioni del caos deterministico della vasomotility e vasomotion locali e, a livello macroscopico, delle fluttuazioni volumetriche dell’organo, ghiandola e tessuto, sede del processo morboso alla base dei relativi diagrammi, illustrati nelle pagine del sito dedicate alla Semeiotica Biofisica e, pertanto, già noti al lettore.

Queste oscillazioni (traiettorie) fisiologiche, infatti, risultano modificate sia a livello microscopico che macroscopico, con conseguente e progressiva diminuzione della dimensione frattalica, o misura della complessità delle suddette dinamiche, che dal valore fisiologico di 3,81, scende a valori oscillanti intorno a 2,57, come nel caso del pancreas quando la sindrome di Reaven, classica e “variante”, da noi descritta, evolve verso il diabete mellito.

A questo punto, appare interessante il fatto che il rapporto tra la dimensionalità fisiologica e la dimensione frattalica nel corso della lenta evoluzione verso il diabete mellito, o altra malattia naturalmente, è un valore oscillante intorno a 1,618, f, o sezione aurea.

A nostro parere, questi numeri  magici, che numerosi sono presenti nella indagine microangiologica clinica, sottolineano con forza il valore del caos in Medicina. Infatti, come ormai sostenuto da molti autori, la “struttura” biologica, fisiologica e patologica, mostra la sua natura caotica (Rambihar V.S. A chaos theory for health care The Medical Post. Vol. 36, April 25, 2000) e lo studio del “singolo” paziente non deve essere condotto secondo i concetti validi per il “gruppo” di individui, la popolazione, secondo i principi della Medicina Basata sull’Evidenza (EBM) ma sulla EBM basata sul Caos (Rambihar V.S. A New Chaos Based Medicine Beyond 2000., Vashna, Toronto, 2000).

Appare ormai chiaro che per la migliore comprensione di un individuo, in situazioni fisiologiche e patologiche, è necessario procedere con unmetodo fondato sulla sensibilità alle condizioni iniziali, sull’interazione, sulla varibilità, sull’iterazione, sulla complessità, proprietà completamente trascurate dall’EBM (BMJ.com, Rapid Response: “Complexity in both health care management and in biological systems “, 28 Settembre 2001)

Nella prima parte del sito ho tradotto e riferito i dati delle nostre decennali ricerche con la Semeiotica Biofisica nel modo più semplice possibile, finalizzato ad una pratica utilizzazione al letto del malato, riuscendo auspicabilmente a dimostrare che i fenomeni osservabili nell’individuo non sono sempre “identici” a quelli calcolati nel ”gruppo”, sulla base di una evidenza che consente di fare previsioni probabilistiche e statistiche esclusivamente sui “grandi” numeri.

A dimostrazione, infine, di quanto appena affermato, bisogna dire che in presenza di una malattia cronica conclamata, la dimensionalità delle fluttuazioni delle unità microvascolotessutali e, quindi, di quelle macroscopiche del sistema biologico interessato dal processo morboso stesso, sono uguali ad 1, cioè alla dimensione topologica.

Da quanto brevemente precede, è evidente l’originalità e l’utilità della Microangiologia Clinica nella diagnostica clinica, nella prevenzione, nella ricerca e nel monitoraggio terapeutico.

 L’attività funzionale, fisiologica e patologica, di un sistema biologico è correlata costantemente con il relativo flusso ematico microcircolatorio. Pertanto, è possibile valutare il modo di essere, funzionale e strutturale, del primo sistema attraverso la valutazione del modo di essere, funzionale e strutturale, del suo sotto-sistema.

Questo studio rappresenta il compito ed il fine della Microangiologia Clinica, resa possibile dalla Semeiotica Biofisica, che ne costituisce la metodica o strumento operativo. 

Vecchio e nuovo nella scienza.

Leibniz e Newton posero le basi del calcolo infinitesimale, che modellò sostanzialmente le concezioni fisiche ed il pensiero dell’uomo, fondati sulla ipotesi che il mondo, in ogni sua manifestazione, fosse esprimibile come un continuo infinitamente suddivisibile, una delle concezioni della teoria “classica” della meccanica ottocentesca, secondo cui tutte le interazioni causali erano continue. Come sempre accade non mancava chi, vox clamantis in deserto, dubitava di tutto ciò (Giorello G. Caos, Continuità ed approssimazioni. Sfera, XXXVI, 21, 20, 1993).

Il 14 dicembre 1900 Max Planck comunicò all’Accademia delle Scienze di Berlino una scoperta che avrebbe mutato le basi stesse della fisica: il quanto elementare d’azione.

 “Tentai di collocare il quanto elementare d’azione in qualche modo entro lo schema della teoria “classica”, cioè nello schema del continuo matematico. Ma questa costante si dimostrò irriducibile. Fallito ogni tentetivo di superare questo ostacolo, apparve evidente che il quanto elementare d’azione aveva una parte fondamentale nella fisica atomica e che la sua scoperta apriva una nuova era nella scienza” (Max Planck. La conoscenza del mondo fisico, pag.28,  Boringhieri, Torino, 1993).

La scoperta dei quanti risultò difficile da accettare perchè, come scrive Max Planck (ibidem), “una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono e nasce una nuova generazione, a cui i concetti divengono familiari.” Come tutti ormai sanno, la scoperta di Max Planck segnò l’inizio dell’era della meccanica quantistica, una nuova visione del mondo.

La Storia notoriamente si ripete, come risulta evidente dalla riflessione sulla evoluzione della scienza, che svolgeremo di seguito, per quanto riduttiva e teorica possa apparire.

Incominciamo con la domanda di fondo: “Quanta parte – in positivo e in negativo – svolge l’elemento conservatore e rigido della scienza nella sua evoluzione darwiniana?.” (Stagnaro S. Vecchio e nuovo nella scienza.Tempo Medico,315, 67, 15 Novembre 1989 ).

Per chiarire questo punto fondamentale sembra assai utile l’insegnamento di G.Bateson (Bateson G. Mente e Natura, Adelphi, Milano,1984 ). Nella evoluzione darwiniana il primo vincolo, a cui deve sottostare una nuova forma, è rappresentato dalle condizioni interne; la sua vitalità è in funzione della “flessibilità somatica” dell’embrione. Per esempio, nella riproduzione sessuale il nuovo si incontra con il vecchio e il confronto favorisce la conformità e la conservazione: le novità eccessive sono eliminate per incompatibilità. In seguito, la epigenesi (processi della embriologia considerati ad ogni stadio nei loro legami con lo sadio precedente) imporrà nuove prove di conformità, soddisfatte le quali, risulta il fenotipo, sessualmente maturo e “nuovo”. Mentre è assurdo ritenere che, se il “nuovo” è più vitale e migliore del “vecchio”, qualcosa in quest’ultimo non andava, è sempre di estrema importanza la certezza che il “nuovo” non sia peggiore del “vecchio”, che dopotutto ha superato più prove. La selezione interna, allora, rappresenta l’analisi critica a cui è sottoposta qualunque componente o combinazione genetica nuova.

Il secondo vincolo selettivo ha le sue radici nell’adattamento esterno (interazione tra fenotipo e ambiente): ambiente e fisiologia insieme propongono cambiamenti somatici, che possono essere vitali e non vitali; è lo stato attuale dell’organismo, condizionato dalla genetica, che ne determina la vitalità. In altre parole, lo stato genetico dispone ciò che è proposto come cambiamento, permettendo alcuni cambiamenti ed impedendone altri.

In conclusione, il genoma dell’organismo individuale contiene la potenzialità del cambiamento (gli informatici direbbero banca), una riserva di possibili percorsi alternativi di adattamento e, quindi, di possibili cambiamenti, che tuttavia, restano per la maggior parte irrealizzati.

Dopo questa necessaria premessa, è più facile comprendere l’analogia esistente tra l’evoluzione biologica e i processi del pensiero; il parallelismo tra evoluzione biologica e mente, secondo G. Bateson (lavoro citato), viene istituito postulando il carattere stocastico del pensiero e, quindi, del processo creativo. I processi esplorativi - “ La scienza non dimostra, esplora” – cioè il procedere per tentativi ed errori, come afferma K. Popper (Popper K. Logica della scoperta scientifica. G. Einaudi Editore, III ed., Torino, 1970.) possono conseguire novità solo incamminandosi lungo percorsi presentatisi a caso ed  in qualche modo selezionati per qualcosa di simile alla sopravvivenza.

Noi condividiamo il pensiero di E. De Bono secondo cui il pensiero laterale permette di creare teorie rivoluzionari ed epocali, mentre al pensiero verticale, logico, spetta la parte della critica costruttiva e dell’analisi, auspicabilmente severa ed onesta (De Bono. Il pensiero laterale. Rizzoli, Milano. 1996).

Alle idee nuove si chiede, innanzitutto, “coerenza”, sottoponendole ad una specie di filtro, critico ed esatto, come nell’intero processo epigenetico, dove è richiesta la conformità all’interno dell’individuo che si sviluppa. Nel processo del pensiero il “rigore” è l’analogo della “coerenza interna”: noi usiamo volentieri questo termine al posto di “rigore”, sottoponendo alla critica la nostra teoria.

Esaminiamo, a questo punto, brevemente l’adattamento, cioè la relazione tra mente e mondo esterno, analogo del cambiamento somatico. Anche qui incontriamo facilitazioni e limitazioni, esterne ed interne, alla base della selezione di ciò che può essere appreso. Per quanto riguarda le prime, esse sono in funzione di quanto si è appreso in precedenza. La selezione interna è conservativa e questo conservatorismo si manifesta nella embriologia e nella conservazione della forma astratta.

Il conservatorismo è radicato nella coerenza e nella compatibilità, analogo del rigore nel processo mentale. Secondo G. Bateson, qui vanno ricercate le radici della obsolescenza, considerando che la lotta contro di esse è ostacolata dalla paura di perdere la coerenza, la chiarezza ed il senno. Bisogna, però, considerare un altro aspetto della obsolescenza: se una qualche parte di un sistema culturale si è evoluto poco, chiaramente ci deve essere una qualche altra parte evoluta troppo in fretta. Nel contrasto tra queste due componenti sta l’obsolescenza.

Se il ritardo di una delle due componenti è dovuto alla componente interna della selezione naturale, allora è ovvia la congettura che il rapido sviluppo si troverà nei processi della selezione esterna: l’immaginazione ha oltrepassato il rigore e agli uomini, anziani e conservatori, il cambiamento appare come pazzia ed incubo.In certi campi, come la Medicina, questo fatto è ben noto. Tuttavia, le considerazioni da fare sono un poco più profonde: in molti processi di cambiamento abbiamo a che fare con una specie di relazione astratta, che ricorre come componente necessaria in molti cambiamenti, per esempio, forma/funzione; rigore/immaginazione; struttura/quantità.

Alcuni preferiscono una delle componenti: liberali, radicali, conservatori. Tuttavia, la verità epistemologica afferma che i poli delle opposizioni sono, in realtà, delle necessità dialettiche del mondo vivente, come giorno e notte. La obsolescenza non deve essere evitata solo accelerando il cambiamento della struttura, né rallentando i cambiamenti funzionali. Auspicabile sarebbe una combinazione antagonista dei due abiti mentali, certamente migliore di entrambi, presi isolatamente. Ma è ben noto che essi sono soggetti a determinismi esterni: ad orientare la decisione è la forza relativa dei contendenti e non la forza relativa degli argomenti.

Certo è che il “rigore” da solo rappresenta la morte per paralisi, così come la immaginazione da sola è pazzia. Preferibile è, quindi, l’accettazione del cambiamento funzionale nel rispetto della struttura, quando il nuovo si presenta al filtro, critico ed esatto, come arricchimento culturale e vero progresso.